III domenica del tempo ordinario

In ogni nostra celebrazione avviene quello che l’evangelista Matteo dice quando inizia a raccontare l’apparire in pubblico di Gesù: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. Dalla tenebra, in cui ogni nostro peccato ci chiude, alziamo lo sguardo, perché il chiedere e ricevere il perdono ci apre orizzonti nuovi.

L’evangelista prende queste parole dal profeta Isaia: sono parole che abbiamo sentito nella prima lettura, nella quale egli ci assicura pure che le umiliazioni provenienti dal Signore saranno ricompensate con una gioia immensa: i villaggi della Galilea hanno subito grandi sofferenze, ma proprio essi saranno testimoni della luce nuova che viene dal Messia, dal Salvatore di tutti gli uomini! Le parole del profeta ci danno consolazione proprio nel mentre siamo anche noi sofferenti, mentre portiamo la nostra croce per l’obbedienza a Dio nel nostro dovere quotidiano e nella fedeltà alla missione ricevuta nella famiglia, nella Chiesa e nella società.

Continua a leggere

II domenica del tempo ordinario

 Il tempo ordinario è introdotto, in tutti e tre i cicli, dal vangelo di Giovanni: nel ciclo A, con la testimonianza del Battista; nel ciclo B, con la testimonianza dei primi apostoli; nel ciclo C, con l’evento della manifestazione di Gesù alle nozze di Cana. Il primo capitolo di Giovanni ha una struttura particolare nel senso che si premura di collocare gli eventi che racconta, a partire dal battesimo di Gesù, in un lasso di tempo di sei giorni, dopo i quali, il settimo giorno, si narra la venuta di Gesù a Gerusalemme per la Pasqua.

Continua a leggere

Battesimo del Signore

Il battesimo di Gesù al Giordano è celebrato nell’ottica natalizia, come una manifestazione di Gesù. Un’antifona della festa dell’Epifania riassume così il mistero celebrato: “Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo, suo Sposo; accorrono i magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa”. Un tropario della liturgia bizantina canta: “Ti sei manifestato al mondo, tu che hai fatto il mondo, per illuminare quanti siedono nelle tenebre. O amico degli uomini, gloria a te”. L’invocazione “o amico degli uomini” comporta tutta la risonanza dell’intimità di un rapporto, come nel Cantico dei cantici l’amata è chiamata amica. Si tratta dell’immagine di fondo del mistero di Dio che si rivela all’uomo: Dio cerca l’uomo, Dio sposa l’umanità. Il mistero d’amore intravisto con la nascita a Betlemme, rivelato essere l’eredità di tutte le genti con l’adorazione dei magi, espresso nella sua valenza redentrice con il battesimo al Giordano, celebrato nella sua gioia messianica alle nozze di Cana e ripresentato ad ogni celebrazione eucaristica, qui è intuito nel suo percorso di attuazione con la solidarietà dell’agnello innocente con i peccatori, in attesa che si realizzi compiutamente con la sua morte-risurrezione. La deduzione immediata che ne scaturisce è che oramai l’umanità appartiene in proprio a Dio, oramai l’umanità, pur con tutto il suo carico di ferite e di paure, è carne del Figlio di Dio, che se l’è assunta nella sua realtà, integralmente. Non si può più parlare di umanità senza che sia Dio ad esserne implicato. Non si può più gemere sull’umanità senza aver compassione di Dio!

Continua a leggere

Epifania del Signore

La festa di oggi, che in Oriente si festeggia insieme al Natale, viene presentata così nel Martirologio romano: “Solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù Bambino fu adorato dai Magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino, manifestò la sua gloria”. Delle tre manifestazioni, soprattutto la prima costituisce il tema della liturgia odierna.

Continua a leggere

Giornata della Pace

Così benedirete gli Israeliti e direte loro…”: com’è bello e consolante sentire che Dio si preoccupa di benedire il suo popolo, e non lo vuol fare dall’alto dei cieli in modo che gli uomini nemmeno se ne accorgano! Gli uomini devono sapere che sono benedetti da Dio e quindi devono udire con le proprie orecchie le parole che li riempirà di consolazione e beatitudine. Ci sarà perciò qualcuno che pronuncia le parole suggerite da Dio, e questi saranno i sacerdoti, “Aronne e i suoi figli”. Il mistero dell’incarnazione comincia ad essere assaporato dagli uomini già in questo modo. Le parole della benedizione di Dio vengono pronunciate dalle labbra degli uomini, sgorgano dal loro cuore, portano con sè il soffio e il timbro della voce umana, ma sono di Dio, anche se necessariamente egli si serve di uomini peccatori! Dico necessariamente non perché è necessario che gli uomini siano peccatori disobbedienti a Dio, ma perché non se ne trovano di immuni dal peccato. Dio si adatta a questa situazione. Noi conosciamo la nostra difficoltà ad adattarci a questo e pretenderemmo che gli uomini di cui Dio si serve siano come angeli, a costo di rifiutarci di riconoscere il loro ministero. Non hai detto anche tu che fai fatica a confessarti da un uomo? E perché non chiedi mai la benedizione ad un prete? Pensi anche tu che egli non sia degno di pronunciarla?

Continua a leggere