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XXXIII domenica del tempo ordinario

Le letture di oggi si aprono con una paginetta simpatica: l’elogio della donna perfetta, quella donna che è difficile trovare, ma che comunque si trova più spesso di quanto si pensi. È la donna laboriosa, sempre in attività. Nel suo lavoro però ella non si limita a pensare soltanto alla propria famiglia, nè tanto meno a se stessa, ma tiene conto dei poveri di Dio, di coloro cui nessuno pensa e che non riescono a badare a se stessi: ella si sente incaricata di far loro giungere i segni dell’amore del Padre. Anch’essi sono amati dal suo Dio, il quale si serve dei suoi figli capaci per provvedere ai figli inesperti o incapaci.

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XXIX domenica del tempo ordinario

La Parola che Gesù ci dona oggi è diventata proverbiale. Essa ha lasciato stupiti e ammutoliti i suoi nemici, che erano certi di aver teso una trappola infallibile al Maestro che attirava le folle con le sue parole franche e amabili. Per poterlo cogliere in fallo in modo inequivocabile, progettano una domanda tale da fargli pronunciare una risposta comunque condannabile. Si sono alleati i due partiti nemici tra loro, i farisei con gli erodiani. Se una risposta fosse stata gradita agli uni, sarebbe risultata condannabile dagli altri. Inoltre fanno in modo che si presentino a lui i discepoli dei due partiti: i capi non si espongono, timorosi comunque di non far brutta figura di fronte al popolo. Per introdursi nel discorso e mettere Gesù nella condizione di parlare senza remore, si fingono suoi convinti ammiratori. Con spirito di menzogna affermano il vero: “Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno”. Sono davvero astuti, ma Gesù, che li conosce, si accorge subito della loro malizia, e ancor più quando pongono la domanda fatidica: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”.

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XXVI domenica del tempo ordinario

Il profeta Ezechiele ci offre un ragionamento semplice, ma severo: egli sa che gli uomini spesso bestemmiano, cioè attribuiscono a Dio il male che succede: « Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore” ». Come fa un uomo a giudicare il Signore, il creatore del cielo e della terra? Può un uomo essere più buono di lui? O più sapiente? O più previdente? Non è questo pensiero un’ingiustizia che porta a grandi disobbedienze, e quindi a rovinare la propria vita? Se tu ti ritieni giusto, ma condanni Dio, non solo sei ignorante, ma anche colpevole e meritevole di castighi. Al contrario, chi sa d’essere peccatore, se comincia a ubbidire a Dio, riceve la sua vita!

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XXII domenica del tempo ordinario

Le letture di oggi rivelano la dimensione insospettata dell’esperienza della fede in Gesù. Potremmo collegare il severo comando di Gesù a Pietro: ‘stammi dietro, non davanti’ all’esperienza drammatica del profeta Geremia: ‘mi hai fatto violenza e hai prevalso’, compresi nell’ottica di Paolo che scrive alla comunità di Roma: ‘non conformatevi al mondo, trasfigurati secondo l’uomo nuovo in Cristo’.

Cosa c’è in gioco nella fede in Gesù? Guardiamo a Pietro. È proclamato beato perché ‘piccolo’, cioè nella disposizione di accogliere e non di suggerire; è chiamato ‘satana’ perché si fa grande: vuole suggerire, vuole stare davanti, vuole condurre. E Gesù lo rimprovera: “ Va’ dietro a me”, eco dell’invito di Dio all’uomo a seguirlo, ad ascoltarlo [Dio dice a Mosè: “…  vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere” (Es 33,23)]. Eco anche della disponibilità del popolo a seguire Dio prima che a capirlo:  “Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Es 24,7). Da notare la successione dei verbi: prima eseguire, poi ascoltare. Nell’ascoltare è sottolineata la disponibilità a mettere in pratica, non la capacità di capire.

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XXI domenica del tempo ordinario

Risuona potente l’affermazione di Paolo ai Romani: “ O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!” (Rm 11,33). Non però perché sono incomprensibili o oscuri, ma perché rispondono alla grandezza di un amore così impensabile, che il cuore dell’uomo stenta a riconoscere. Nel brano di oggi risuona l’eco della lode di Gesù al Padre: “ Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11,25-26). In primo piano non sta l’opera dell’uomo, ma l’azione di Dio che si manifesta nel suo amore per l’uomo. Gesù testimonia proprio questa azione della manifestazione di Dio agli uomini. Solo coloro che non alzano barriere di pretese o rivendicazioni, solo i piccoli, coloro che sono disposti ad accogliere con fiducia e stupore, solo questi possono partecipare alla gioia di quella manifestazione. Di questa beatitudine Pietro partecipa e, con lui, tutta la chiesa.

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Maria Ss.ma assunta in cielo

Alla tua destra la regina in ori di Ofir”! Queste parole del salmo che ci viene proclamato oggi le ascoltiamo come profezia del mistero che stiamo celebrando. Chi può essere la regina che sta alla destra di Dio? Noi non dubitiamo: è colei che nel vangelo viene proclamata “ beata” e dichiarata “ benedetta fra le donne” e “ madre del mio Signore”. La nostra gioia per questa festa è partecipazione alla gioia di Dio per la sua creatura, accolta oggi nella gloria dei cieli. Questa gioia è occasione per noi di guardare alla vita di Maria per averne consolazione, forza e contentezza nel continuare il nostro cammino nel mondo.

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XIX domenica del tempo ordinario

San Paolo è preoccupato e amareggiato per il peccato dei suoi fratelli ebrei. Egli ha visto quanto il loro cuore fosse chiuso all’annuncio del vangelo, e sì che erano le persone maggiormente preparate ad accoglierlo grazie a tutta la storia che Dio aveva compiuto con loro e grazie ai doni profetici di cui li aveva arricchiti. Egli non solo non si lascia condizionare dal rifiuto del suo popolo, ma ne trae un impegno rinnovato e una generosità maggiore. Egli ha come esempio il grande profeta Elia, che per la sua fedeltà all’unico Dio dovette fuggire lontano per mettersi in salvo dalle ire della regina. Oggi lo vediamo sul monte dove, come premio per la sua fedeltà, riceve la grazia di incontrare Dio stesso. Può assistere col volto coperto al suo passaggio. Questo dono grande, per lui è anche un mite rimprovero. Egli, che aveva agito con forza invocando castighi per chi era infedele, si aspetta di incontrare il suo Dio  nel vento impetuoso, nel  terremoto, in  un fuoco devastatore, ma nulla. No, Dio passa accompagnato da un  fruscio di silenzio. Dio comincia a far capire ai profeti che egli non vuole la morte, ma la salvezza dei peccatori. Anche il salmo sottolinea questo metodo del Dio vivente.

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XVI domenica del tempo ordinario

Del nostro Dio la prima lettura dice: “ Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto”. Dio è nostro Padre, ed è davvero inimitabile. Egli è forte, e ci mostra la sua forza se occorre. Egli però è mite, e noi godiamo della sua indulgenza e pazienza. Ci sono tuttavia persone che si ritengono in grado di poterlo giudicare e di pronunciarsi contro di lui, dicendo che è ingiusto e senza cuore. Egli non ha bisogno di difendersi da questa accusa, tanto è evidente il contrario. Cieco è l’uomo che non vede la sua giustizia e non ha pazienza di attendere che essa si manifesti. Con il suo modo di fare, cioè con la sua forza e la sua pazienza, Dio ci insegna ad amare gli uomini, tutti, anche quelli che si rendono degni di grandi castighi. Sono anch’io uno di quelli, e, per grazia, Dio mi dà la possibilità di sperare nella sua indulgenza. Egli attende, e attende ancora, e così io arrivo a riflettere per maturare il pentimento e quindi chiedergli perdono.

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XV domenica del tempo ordinario

Oggi l’apostolo Paolo parla della Chiesa come del luogo dove si manifesta  la gloria dei figli di Dio! Per poter far parte della Chiesa noi soffriamo, sopraffatti dalle nostre debolezze, dalle tentazioni, dal rifiuto degli uomini, e, in definitiva, dall’ostilità del diavolo. La Chiesa soffre perché già Gesù, suo capo, ha sofferto. Ognuno di noi porta la croce partecipando alla sua: diversamente non sarebbe possibile stare con lui. La sofferenza, del resto, tocca tutti gli uomini, anche quelli che non fanno parte della Chiesa, anche quelli che non credono e rifiutano la fede: tutto l’universo è in attesa di una  liberazione che sembra non arrivare mai. Noi, gli unici, abbiamo però la speranza, cioè la certezza che Dio ci libererà perché ci ha già fatti suoi figli. Egli ci ha già donato il suo Spirito, e perciò non dubitiamo che porterà a compimento la sua opera rivestendoci di  gloria! Per questo il nostro soffrire, essendo motivato, è più sopportabile di quello dei non credenti: essi non ne comprendono il significato.

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XIV domenica del tempo ordinario

Lo Spirito Santo, ci dice oggi San Paolo, abita in noi, ci dà la vita, partecipazione a quella perfetta di Dio. E noi sappiamo che la perfezione di Dio consiste nella sua misericordia, che Gesù ha vissuto sulla croce, quando ha potuto dire: “Tutto è compiuto”, cioè tutto è perfezionato. Infatti aveva vissuto l’amore fino alla fine, fino a chiedere il perdono per i nemici, per i peccatori che lo bestemmiavano. Ma, dice l’apostolo, lo Spirito di Dio ci aiuta anche a far “morire le opere del corpo”. Le opere del corpo sono quelle manifestazioni e conseguenze del nostro egoismo che ci fanno star male, che ci disorientano e ci dividono, lacerando i nostri desideri di bene e l’armonia con le altre persone. Opere del corpo sono anche le tendenze a soddisfare il nostro orgoglioso bisogno di sentirci a posto: queste infatti aprono la porta per far entrare in noi orgoglio e superbia. L’orgoglio e la superbia ci impediscono poi di accogliere i piccoli e grandi segni e gesti attraverso cui Dio si rivela e si dona agli uomini.

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