XXX domenica del tempo ordinario

Per cogliere la portata della risposta di Gesù alla domanda sul comandamento grande, la liturgia di oggi ci offre varie porte di accesso. Il brano evangelico risponde a due grosse domande che serpeggiano nel nostro cuore: 1) che tipo di amore Dio ci richiede se ci comanda di amare? 2) dato che il comandamento riguarda l’agire, interiore e esteriore, allora cosa cerchiamo con il voler osservare il comandamento?

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XXIX domenica del tempo ordinario

La Parola che Gesù ci dona oggi è diventata proverbiale. Essa ha lasciato stupiti e ammutoliti i suoi nemici, che erano certi di aver teso una trappola infallibile al Maestro che attirava le folle con le sue parole franche e amabili. Per poterlo cogliere in fallo in modo inequivocabile, progettano una domanda tale da fargli pronunciare una risposta comunque condannabile. Si sono alleati i due partiti nemici tra loro, i farisei con gli erodiani. Se una risposta fosse stata gradita agli uni, sarebbe risultata condannabile dagli altri. Inoltre fanno in modo che si presentino a lui i discepoli dei due partiti: i capi non si espongono, timorosi comunque di non far brutta figura di fronte al popolo. Per introdursi nel discorso e mettere Gesù nella condizione di parlare senza remore, si fingono suoi convinti ammiratori. Con spirito di menzogna affermano il vero: “Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno”. Sono davvero astuti, ma Gesù, che li conosce, si accorge subito della loro malizia, e ancor più quando pongono la domanda fatidica: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”.

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XXVIII domenica del tempo ordinario

Ascoltando la parabola di oggi insieme alle altre due delle domeniche precedenti, ci accorgiamo che Gesù, nel contrasto che si sta consumando tra lui e i capi del popolo, nel suo tentativo di svegliare le coscienze, aggiunge due particolari nuovi. Se prima aveva parlato del padrone di una vigna e dell’invio del figlio che sarà ucciso, ora parla del padrone che ha preparato le nozze per il figlio e degli invitati che non ne vogliono sapere di intervenire. L’accento ora è solo sugli invitati. È a loro che dobbiamo guardare per cogliere il senso della parabola. I primi invitati rifiutano. Il padrone manda i suoi servi a raccogliere sulle strade quanta più gente possono perché la sala del banchetto sia piena. Ecco il primo particolare nuovo: “andate ora ai crocicchi delle strade”. Non si tratta deicrocicchi all’interno della città, ma dei punti di confluenza delle strade fuori della città. Il significato evidente risulta: non solo gli israeliti sono invitati, ma tutti i popoli.

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XXVII domenica del tempo ordinario

La parabola di oggi è la seconda delle tre rivolte da Gesù direttamente alle autorità del tempio e della nazione. Essa ha un sapore profetico preciso: allude alla imminente passione di Gesù che incontra l’ostilità ormai dichiarata dei capi religiosi. Il contesto narrativo è altamente drammatico, come la conclusione, tirata dagli stessi ascoltatori, lascia perfettamente intendere. Avviene come nel caso di Davide, dopo il peccato di adulterio e assassinio, allorquando si condanna con le sue stesse parole rispondendo all’apologo del profeta Natan (cfr. 2 Sam 12,1-13). L’intensità emotiva dello scontro però non deriva dall’ira, ma da una passione d’amore.

Per cogliere tutta l’intensità di quella passione d’amore basta leggere il brano di Matteo con il corrispondente di Luca 20,9-19. Nel testo di Luca, i contadini percuotono, insultano, feriscono i servi (= i profeti) mandati dal padrone della vigna, ma solo del figlio del padrone si dice che, dopo averlo cacciato fuori della vigna, lo uccidono. Il figlio è presentato come l’amato. Come non cogliere il valore profetico di questi particolari applicati a Gesù stesso, lui, il Figlio amato, come viene testimoniato dalla voce del Padre al battesimo e alla trasfigurazione?

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