Adorazione notturna

 

XXI domenica del tempo ordinario

L’esito dell’incontro con Gesù è drammatico. Non sono soltanto i giudei a sfiduciarlo, ma gli stessi discepoli: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?“. Il brano poi rivela tutta la sua drammaticità con l’accenno a Giuda Iscariota, colui che consegnerà il maestro nelle mani dei suoi avversari, anche se la liturgia di oggi omette quei versetti. È Gesù stesso a sottolinearlo: “Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70). L’elezione non mette al riparo dalla tentazione. Nulla è scontato, se tutto è grazia. Davanti all’abbandono di tanti, Gesù non abbassa la posta in gioco per essere accettato e passa la palla ai suoi apostoli: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67). Non è un’espressione altezzosa, come se fosse pronto a cambiare i suoi piani. Esprime invece tutta l’accoratezza e i sentimenti del cuore di Gesù per i suoi apostoli, come in un amore quando vuole assolutamente il contraccambio ma in libertà. E Pietro, a nome di tutti, risponde da dentro questo sentimento di Gesù che li aveva affascinati: “Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,67). Non comprendono, come tutti gli altri, ma rimangono, si fidano, non vogliono uscire da quell’amore che li ha toccati.

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XX domenica del tempo ordinario

La liturgia ci presenta la continuazione del discorso di Gesù a Cafarnao sul pane di vita, ma oggi la prospettiva che suggerisce è particolare. È come se si riferisse al cuore dell’uomo individuandone la tensione di fondo con la lettura dei Proverbi, il contesto in cui opera con la lettera di Paolo agli Efesini e l’esperienza desiderata di vita con il brano evangelico. Ci svela cosa cerchi l’uomo, in quali condizioni, per quale esperienza di vita. La grande questione è la seguente: come ottenere l’intelligenza della vita. Essa appare desiderabile, chi non la vuole? Non è segreta, non è inaccessibile, non è complicata, non richiede studi particolari. Eppure, non è proprio a portata di mano. E nonostante tutto, il cuore la gradirebbe sempre

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Assunzione della Beata Vergine Maria

Un bellissimo tropario della liturgia bizantina canta: “Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte”. Cosa proclamiamo nella festa di oggi riguardo alla Madre di Dio? Che è stata assunta alla gloria celeste col suo corpo e con la sua anima e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, partecipando in modo singolare alla risurrezione del suo Figlio e anticipando quella che sarà la risurrezione di noi tutti. Della sua morte si dice soltanto che non ha patito la corruzione della tomba. Il nome antico della festa è ‘Dormizione della Vergine’ con l’evidente allusione al mistero del suo transito. È tradizione comune però pensare alla sua morte in questi termini: “Se l’ineffabile suo frutto, per il quale essa è divenuta cielo, ha volontariamente accettato la tomba come un mortale, potrà forse ricusarla colei che senza nozze lo ha generato?”. E ancora: “Tomba e morte non hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e immutabile speranza con la sua protezione: quale Madre della vita, alla vita l’ha trasferita colui che nel suo grembo semprevergine aveva preso dimora” (dalla liturgia bizantina).

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Un libro a settimana: La dottrina spirituale di Louis Lallemant

Capitolo 02: Principali mezzi di perfezione

Art. 01: I Sacramenti sono i mezzi principali per conseguire la perfezione

§ 1.      Quando ai Sacramenti si premette la debita preparazione, essi diventano i principali veicoli di perfezione. Eppure, cosa sorprendente!, sembra che si trascurino troppo questi potenti sussidi. Essi conferiscono grazie che mirano a produrre in noi gli effetti particolari di ciascuno di essi: la Confessione produce una grande purezza di cuore e la Comunione produce una stretta unione con Dio ed i fervore di spirito nelle nostre azioni.

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XIX domenica del tempo ordinario

Tutto il lungo discorso eucaristico di Gesù narrato nel cap. 6 di Giovanni può essere letto come l’illustrazione della difficoltà per l’uomo di cogliere e accogliere i segreti di Dio. Davanti alla difficoltà di riconoscere la sua provenienza divina, Gesù esorta: “non mormorate tra voi”. Mormorare vuol dire prendere le distanze, vuol dire uscire dalla fiducia, uscire da una storia con. Ma appena si esce da una storia con, tutto si fa incomprensibile e soprattutto si resta nell’impossibilità di soddisfare i desideri del cuore, si resta cioè sulla nostra fame.

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XVIII domenica del tempo ordinario

Il segno del pane che abbiamo visto nel vangelo della scorsa domenica è stato frainteso e non compreso.

La gente si mette alla ricerca di Gesù ma il verbo che Giovanni usa è un cercare che sempre contiene una connotazione di male, di qualcuno che cerca una cosa per i suoi scopi, cioè sapendo in anticipo cosa cerca e volendo trovare ciò che cerca. Quindi in fondo vuol dire non cercare mai veramente Gesù così come Lui vuole rivelarsi ed essere trovato. È usato questo termine per Maria di Magdala in Gv 20, 15 dove poi Maria vorrebbe trattenerlo ed è usato tra le altre volte in Gv 10,39 dove le autorità lo vogliono prendere per ucciderlo.

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Un libro a settimana: La dottrina spirituale di Louis Lallemant

Secondo principio: La Perfezione

Parte Prima: La perfezione in generale

Capitolo 01: Il primo atto di un’anima che tende alla perfezione

Art. 01: In ogni cosa si deve cercare Dio solo

§ 1. Per bene cercare Dio, ce lo dobbiamo rappresentare dapprima come l’autore della natura e della grazia, poi come il conservatore di tutti gli esseri e da ultimo come il padrone sovrano che tutto governa e dispone con la sua Provvidenza. Perciò dobbiamo riguardare tutti gli avvenimenti, anche i più insignificanti, come voluti da Dio a Lui graditi.

Cercare Dio è non volere e non desiderare se non quanto Egli vuole e dispone con la sua Provvidenza. Relativamente a noi, in Dio dobbiamo considerare due atti. L’uno, con cui vuole concederci queste e quelle grazie per condurci ad un certo grado di gloria, se però noi corrispondiamo a Lui con fedeltà. L’altro, con il quale Egli non vuole concederci ulteriori grazie e neppure elevarci ad un più alto grado di gloria. Pochi hanno coraggio e tanta fedeltà da corrispondere ai disegni di Dio ed arrivare con la loro cooperazione a quel punto di grazia e di gloria che Dio desidera. Dobbiamo aver tanta stima, tanto amore e sottomissione ai voleri di Dio, ai suoi giudizi, agli ordini della sua Provvidenza da non desiderare grazia né gloria maggiore di quella di cui Egli vuol farci dono, quand’anche fosse in nostro potere di averne quanta ne vorremmo.

Dobbiamo contentarci in questi limiti a causa dell’infinito rispetto che si deve nutrire per le disposizioni della Provvidenza divina

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