Prima domenica di Avvento

La Chiesa di rito latino inizia oggi il tempo di Avvento, quattro settimane impiegate ad esercitare quella vigilanza che ci deve caratterizzare sempre. Il cristiano vuole essere attento e vigilante a tutto quello che succede, sia per vedere dove riversare l’amore che Dio gli ha messo nel cuore, sia per difendere la propria fede dalle molte tentazioni e seduzioni che la insidiano, sia per riconoscere negli avvenimenti il rivelarsi della volontà del Padre. Oggi appunto sentiamo una pagina del vangelo in cui Gesù raccomanda, anzi, comanda la vigilanza. Egli stesso è il Signore “ che viene” per incontrare coloro che lo attendono.

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Celebrazione Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione

Solennità di Cristo Re

Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in essi abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).

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XXXIII domenica del tempo ordinario

Avvicinandoci alla fine dell’anno liturgico diventa quasi naturale meditare sul momento che ci avvicina alla meta della nostra esistenza, al traguardo, e quindi alla fine di quanto abbiamo visto e goduto lungo il cammino.

L’occasione per parlare di questo futuro viene data a Gesù dai discorsi che egli ode nei piazzali del tempio di Gerusalemme. Questo tempio era una magnifica opera d’arte, una meraviglia per tutti. Come tutte le cose belle e buone anche il tempio diventava tentazione: tentazione di gloriarsi di esso dimenticando di alzare lo sguardo a Dio e di obbedirgli, cioè di essere attenti alla sua vera immagine, l’uomo che ci cammina accanto, anche se povero e sofferente.

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XXXII domenica del tempo ordinario

“Non di tutti infatti è la fede”: con queste parole San Paolo spiega il motivo di molte sofferenze cui vanno incontro i cristiani. Essi vengono a trovarsi in mezzo a “ uomini perversi e malvagi”, che sono così perché appunto non hanno fede. La fede genera amore, la fede genera sapienza e cultura orientata a cercare la pace e le opere di bene, la fede cerca il conforto per tutti, la fede mette l’uomo in ricerca delle occasioni per donare se stesso. La fede infatti è dono del Dio dell’amore, il Dio  Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ha offerto se stesso per gli uomini peccatori.

Chi crede diventa capace di offrirsi e trova la sua gioia nel potersi donare.

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XXXI domenica del tempo ordinario

Nella narrazione di Luca, l’ultimo incontro di Gesù, prima di arrivare a Gerusalemme, è quello con Zaccheo, l’esattore delle tasse di Gerico, piccolo di statura. La gente, che fa ala al passaggio di Gesù, non gli lascia nemmeno un varco per sbirciare tanto che, se vorrà vedere che faccia abbia quel famoso maestro, dovrà correre avanti e salire su un sicomoro, un albero che può diventare molto grande ma i cui primi rami sono poco elevati.  Non poteva certo prevedere l’esito dell’incontro, ma sicuramente il suo cuore era già mosso da un’aspettativa misteriosa, che l’antifona di ingresso interpreta: “Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano;  vieni presto in mio aiuto,  Signore, mia salvezza” (Sal 37,22-23). Un uomo della sua importanza non poteva certo esporsi al ridicolo per un motivo futile. Gesù, che guarda ai cuori, sente il suo desiderio e gli si fa incontro.

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