XIII domenica del tempo ordinario

Nel vangelo di oggi Cristo torna nella sua terra dal paese dei pagani, dove ha cominciato la liberazione dal demonio. Questo suo ritorno è segnato dalla manifestazione di una nuova realtà, cioè la realtà della fede, la realtà che si basa e si realizza in pienezza solo in una relazione di affidamento totale ad una persona concreta che è Gesù di Nazareth, vero uomo e vero Dio. È la relazione che è costituiva dell’esistenza dell’uomo e perciò salva tutta la vita nella sua interezza, dice di dare da mangiare alla figlia di Giairo a far vedere che la vita che riceviamo da Lui – e che noi nel Battesimo abbiamo ricevuto veramente da Lui –  non è alternativa alla vita che abbiamo ricevuto dai genitori, ma è una vita che assorbe l’altra salvandola. Non può evitare la morte, ma nell’unione con Cristo questa morte è un passaggio. È interessante perché in tutti e due gli esempi torna il numero 12. L’emorroissa soffre da dodici anni e dodici anni ha la bambina: dodici è il numero di Israele, le dodici tribù sono la pienezza del popolo ebraico, di tutto Israele. Tutte e due vengono chiamate figlie: una lo è e l’altra è così chiamata quando viene guarita. Questa immagine di Israele dice che stiamo parlando della figlia di Sion, colpita davvero da una ferita mortale (cf Ger 14,17). Nessun medico riesce a guarirla, anzi a causa dei medici l’emorroissa è peggiorata senza che servisse a nulla dare tutto ciò che aveva per guarire.

Continua a leggere

Natività di san Giovanni Battista

Giovanni Battista è l’unico santo di cui la Chiesa festeggia, come per Gesù e la Vergine Maria, la nascita in questo mondo. La festa dei santi commemora il giorno della loro ‘nascita’ al cielo ossia il giorno della morte. Invece, per il Battista, nella tradizione si danno addirittura tre feste: la festa della sua concezione (23 settembre), la nascita (24 giugno), il martirio o la decollazione (29 agosto). Evidentemente la Chiesa riconosce qualcosa di assolutamente speciale nella figura del Battista, il Precursore, Colui che indica ormai venuto tra gli uomini il Salvatore.

«Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”». Così San Paolo quando presentava il vangelo ai suoi ascoltatori ebrei. La venuta di Gesù è stata preparata sapientemente da Dio attraverso la parola e la testimonianza di un uomo stimato e venerato dal popolo. In tal modo il Signore non ha dovuto presentarsi da se stesso: sarebbe potuto sembrare per lo meno orgoglioso o superbo. Noi infatti siamo dello stesso parere dell’apostolo che dice: “Non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda” (2Cor 10,18). Non siamo capaci infatti di dar fiducia a quei predicatori di religioni che si presentano da se stessi come salvatori o come inviati di Dio. Il Signore, Dio, ci ha presentato Gesù attraverso la parola del suo precursore. Di lui oggi celebriamo la nascita: occasione per contemplare i modi di fare di Dio, che vuole preparare l’accoglienza delle sue grandi opere, cioè vuole preparare gli uomini ad accorgersi del suo agire per noi e tra noi.

Continua a leggere

XI Domenica del tempo ordinario

Così è il regno di Dio”, dice Gesù introducendo molte parabole. Egli parla facendo uso di parabole: così tutti capiscono qualcosa, nessuno rimane privo di insegnamento; qualcuno, quelli che lo amano, possono iniziare a comprendere anche il messaggio principale, la rivelazione di Dio che vuole trasmettere e cominciano a capire chi egli è. Anche noi siamo lodevolmente desiderosi di conoscerlo. Che cos’avrà voluto far intendere Gesù, anzitutto ai suoi discepoli, e in seguito anche agli altri, man mano che cresceva in loro l’amore per lui e la disponibilità a seguirlo? “Così è il regno di Dio”: sappiamo già che egli si presenterà come il re del regno, quindi regno di Dio è quel cambiamento nella società che appare quando ci sono persone che lo accolgono come signore della propria vita. Il contenuto della parabola quindi riguarda anzitutto la sua persona e il suo compito nel mondo.

Continua a leggere

X Domenica del tempo ordinario

Il vangelo di oggi segue in Marco l’istituzione dei Dodici e il primo effetto davanti alle folle che cominciano a radunarsi intorno a Gesù riguarda quelli che sono chiamati i suoi parenti, i quali lo ritengono “fuori di sé”. Quello che Cristo ha cominciato a dire colpisce fortemente gli ascoltatori e produce la reazione degli spiriti immondi. La liberazione dal male che lui ha iniziato non può non provocare il male a reagire fino al punto di accusarlo di essere posseduto da Beelzebul (cf Mc 3,22). Ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata, dice Gesù (cf Mc 3,29).

A Pentecoste si è compiuta la promessa del Padre e il dono dello Spirito è la condizione essenziale per poter seguire Gesù. Rimane confuso chi non è coinvolto in questa discesa e comincia a ragionare secondo termini puramente umani. Intestardirsi nell’orizzonte solo umano e addirittura appellarsi alle forze oscure, tenebrose, opposte a Dio invece di accogliere il dono dello Spirito che manifesta e realizza nell’umanità del Figlio un’esistenza nuova vuol dire bestemmiare lo Spirito Santo. Il non perdono spiega questa chiusura in sé stessi e la schiavitù di questa nostra limitata, mortale natura. Questo ricorda direttamente il colloquio con Nicodemo: “Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Gv 3,6). 

Continua a leggere

Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Cerca costantemente di farmi piacere. Sia questo l’orientamento essenziale del tuo cuore e della tua volontà. Io sono più sensibile di quanto non si pensi alle piccole delicatezze e alle attenzioni costanti.

Se sapessi fino a qual punto ti amo, non avresti mai paura di me. Ti getteresti perdutamente nelle mie braccia. Vivresti nell’abbandono fiducioso alla mia immensa tenerezza e soprattutto, pur tra le attivitàpiù assorbenti, non potresti dimenticarmi mai e compiresti ogni cosa in me.

Per ascoltare la mia voce devi metterti in una disposizione di animo che faciliti l’accordo dei nostri pensieri.

Continua a leggere

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Nell’Ultima Cena Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue mediante il pane e il vino, per lasciarci il memoriale del suo sacrificio di amore infinito. E con questo “viatico” ricolmo di grazia, i discepoli hanno tutto il necessario per il loro cammino lungo la storia, per estendere a tutti il regno di Dio. Luce e forza sarà per loro il dono che Gesù ha fatto di sé, immolandosi volontariamente sulla croce. E questo Pane di vita è giunto fino a noi! Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà. Uno stupore che alimenta sempre la contemplazione, l’adorazione e la memoria. Ce lo dimostra un testo molto bello della Liturgia di oggi, il Responsorio della seconda lettura dell’Ufficio delle Letture, che dice così: «Riconoscete in questo pane, colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco. Prendete e mangiate il corpo di Cristo, bevete il suo sangue: poiché ora siete membra di Cristo. Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto».

Continua a leggere