Novena di Pentecoste

Non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito,

rinunciando a calcolare e a controllare tutto

e permettere che Egli ci illumini,

ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera.

Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento della nostra vita

Questo si chiama essere misteriosamente fecondi

PAPA FRANCESCO

 

Buona Novena di Pentecoste!

Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Ascoltami e parlami

Ascolta. Comprendi. Raccogli. Assimila. Metti in pratica. È difficile, lo so, darmi ascolto quando la testa è piena di chiasso. È necessario il silenzio, è necessario il deserto. Si ha terrore dell’aridità e del vuoto. Ma se tu sei fedele, se perseveri, lo sai, il tuo Diletto farà sentire la sua voce, il tuo cuore brucerà e questo ardore interiore ti darà la pace e la fecondità. Allora assaporerai fino a che punto il tuo Signore è soave, fino a che punto il suo peso è leggero. Esperimenterai, al di là del tempo che consacrerai esclusivamente a me, la realtà del Dilectus meus mihi et ego illi.

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Amore senza confini

“Quando sarò grande voglio fare …”. Spesso da bambini esprimiamo dei desideri riguardanti la carriera futura e questi desideri possono cambiare ogni settimana, anche se alcuni bambini – e io fra loro – hanno fin da piccoli le idee chiare e ferme riguardo quello che vogliono fare da grandi.

Dio chiama ognuno di noi ad una particolare vocazione e missione nella vita. Tuttavia, non è sempre facile scoprirla o capire dove quella chiamata potrebbe essere vissuta al meglio. Discernere la nostra vocazione significa scoprire come Dio ci invita a vivere il dono di noi stessi al mondo. Dio usa davvero ogni dettaglio nella nostra storia mentre rivela gradualmente la specificità della nostra chiamata. È solo alla luce di una riflessione orante che possiamo “collegare i punti” per vedere l’immagine intera. Il Signore chiama ciascuno di noi per nome, affinché possiamo conoscerlo, conoscerlo intimamente. La sua chiamata è personale, una chiamata da persona a persona.

Clicca qui per leggere la testimonianza di suor Anna Maria

VI domenica di Pasqua

Con l’avvicinarsi della Pentecoste, cioè del momento nel quale l’amore di Dio è versato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato (Rm 5,5), la liturgia si concentra proprio su questo tema: l’amore di Dio. E lo fa ricorrendo alla tradizione detta giovannea, cioè legata all’apostolo ed evangelista Giovanni, che ha fatto di questo amore il tema principale del proprio annuncio. Infatti, sia i passaggi della prima lettera di Giovanni che il vangelo ripetono come un ritornello, con forme leggermente diverse, questo invito ad amare: Carissimi amiamoci gli uni gli altri (1Gv 4,7) dice la prima lettera Giovanni.  E il Vangelo ripete: Rimanete nel mio amore (Gv 15,9). O ancora: Questo io vi comando, che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,12).

Perché questa ripetizione? Perché all’amore abbiamo costantemente bisogno di essere esortati. Non ci viene naturale, spontaneo. E’ costantemente da conquistare. Al tempo stesso, è qualcosa che non può essere imposto dal di fuori, ma deve nascere dal di dentro, essere coltivato in noi per potersi manifestare nelle nostre relazioni. Le letture di oggi ci insegnano in cosa consista l’amore e come esso si sia manifestato.

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Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

17. La via regale dell’amore

Perché in definitiva la via migliore è questa maniera di procedere basata sulla pace, la libertà, l’abbandono fiducioso in Dio, l’accettazione tranquilla delle nostre infermità ed anche delle cadute? Perché la sola vera perfezione è quella dell’amore. In questa via vi è più amore vero per Dio. Suor Faustina diceva: « Quando non so che fare, interrogo l’amore, è lui che mi consiglia per il meglio ». Il Signore ci chiama alla perfezione: « Siate perfetti come il vostro Padre del ciclo è perfetto! ». Ma secondo il Vangelo è più perfetto colui che ama di più, non colui che si comporta in modo esternamente irreprensibile.

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Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

16. L’inquietudine di fronte a decisioni da prendere (seconda parte)

Dobbiamo invece accettare tranquillamente che il Signore ci lasci nell’incertezza e non voler « forzare le cose » inutilmente. Ascoltiamo cosa ci suggerisce allora suor Faustina Kowalska: « Quando non sappiamo cosa sia meglio fare, dobbiamo riflettere, considerare e prendere consiglio, perché non abbiamo il diritto di agire nell’indecisione della coscienza. Nell’indecisione (in caso essa perduri), bisogna dirsi: qualunque cosa io faccia andrà bene, visto che ho l’intenzione di fare del mio meglio. Quanto noi consideriamo buono, Dio lo accetta e lo considera come buono. Non ci si rattristi, se dopo un certo tempo non si vedono buoni risultati. Dio guarda l’intenzione con cui avviamo le cose e accorderà la ricompensa secondo questa intenzione. E’ un principio che dobbiamo seguire » (Diario spirituale).

Spesso ci tormentiamo eccessivamente a proposito delle nostre decisioni. Così come c’è una falsa umiltà e una falsa compassione, esiste a volte ciò che potremmo chiamare una « falsa obbedienza » a Dio: vorremmo essere sempre e assolutamente certi di fare la sua volontà in ogni scelta anche piccola e non sbagliare mai. In questo atteggiamento c’è tuttavia qualcosa che non è proprio giusto, per diversi motivi.

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V domenica di Pasqua

Io sono la vera vite: un’affermazione che va letta alla stregua delle altre analoghe affermazioni di Gesù. «Sono il vero pane», «Io sono la luce». In queste affermazioni c’è una nota polemica: Gesù è la vera vite, il vero pane, la vera luce. Tutte queste affermazioni indicano che Gesù, e non altri, è in grado di offrirci quella vita che andiamo cercando.

L’affermazione di Gesù («Io sono la vite») introduce una novità rispetto all’Antico Testamento. Là si dice che Dio ha una vigna, qui si afferma che Dio stesso è la vite. Nell’Antico Testamento si parla di una vigna e di una vite che non sono all’altezza delle attese di Dio. Se qui l’evangelista Giovanni può affermare che la vite è finalmente all’altezza delle attese di Dio, è unicamente perché Gesù è la vite.

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Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

16. L’inquietudine di fronte a decisioni da prendere (prima parte).

Esaminiamo ora un’ultima ragione, che ci fa perdere ogni tanto la pace, cioè il turbamento della coscienza che può attanagliarci quando dobbiamo prendere delle decisioni. Abbiamo paura che quanto decidiamo possa avere delle spiacevoli conseguenze, temiamo di non fare la volontà del Signore e altre cose simili. Tali situazioni possono essere molto penose. L’atteggiamento generale di abbandono e di fiducia di cui abbiamo parlato, quel rimettere tutto nelle mani di Dio, che fa sì che non « drammatizziamo » mai nulla (neanche le conseguenze che possono avere i nostri errori!), sarà molto utile in queste situazioni di incertezza.

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Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

9. Atteggiamento di fronte alla sofferenza dei nostri cari

Rischiamo spesso di perdere la pace, nel caso in cui una persona a noi vicina venga a trovarsi in una situazione difficile. A volte siamo molto più toccati e preoccupati per la sofferenza di un amico o di un bambino che per la nostra. Questo in sé è molto bello, ma non deve costituire motivo di disperazione. Quali inquietudini, talvolta eccessive, regnano m alcune famiglie quando uno dei componenti è provato nella salute, disoccupato, vive un momento di depressione, ecc. Quanti genitori si lasciano consumare dalla preoccupazione per un problema di un loro figliolo.

Tuttavia il Signore ci invita, anche in questo caso, a non perdere la pace intcriore, per quell’insieme di ragioni esposte nelle pagine precedenti e che evitiamo qui di ripetere. Il nostro dolore è legittimo, purché mantenuto in una condizione di tranquillità. Il Signore non potrebbe abbandonarci: « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se questa donna si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai » (Is 49,15).

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Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

6. Dio domanda tutto, ma non prende necessariamente tutto

A proposito di quanto considerato, è importante però saper smascherare un’astuzia frequente del demonio per infastidirci e scoraggiarci. Di fronte a certi beni di cui disponiamo (un bene materiale, un’amicizia, un’attività che amiamo, ecc.), il demonio, per impedire che ci abbandoniamo a Dio, ci fa immaginare che, se gli rimettiamo tutto, Dio effettivamente prenderà tutto e divorerà ogni cosa nella nostra vita! Questo suscita in noi un terrore che ci paralizza completamente; ma non bisogna lasciarsi prendere in trappola.

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