XIV domenica del tempo ordinario
La prima lettura prepara il nostro cuore all’annuncio dato dal vangelo. Rallegratevi… esultate, sfavillate di gioia! Quale notizia sta per raggiungerci? Il profeta Isaia annuncia pienezza di amore, pienezza di vita. L’amore grande come quello di una madre non ci mancherà, un amore che riempie la vita con senso di sazietà e di realizzazione piena! Dio viene a prendersi cura di noi, egli stesso ci vuole incontrare: “Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore”! La stessa gioia viene espressa pure dal salmo. Le opere di Dio ci fanno esultare di gioia, perché egli “non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia”.
La notizia gioiosa è il vangelo! Finalmente i discepoli partono a due a due per annunciare al mondo Gesù: essi devono andare davanti a lui. Egli seguirà, si renderà presente ovunque i suoi si recheranno con la sua Parola. La prima parola che sono incaricati di portare è “pace a questa casa”! Questa Parola riassume tutto il loro annuncio, tutta la loro predicazione. E non è soltanto una parola, ma una presenza, un invito, un dono. È una presenza: la presenza stessa di Gesù, amato dai suoi, ascoltato da loro, vivo nel loro cuore. È un invito: invito ad attenderlo, a riconoscerlo, ad accoglierlo, ad ascoltarlo, a fermarsi con lui, a godere di lui, che ci fa conoscere il Padre. È un dono: dono di luce, di un nuovo motivo per vivere e per faticare, nuovo motivo per soffrire o comprendere la sofferenza, dono di un amico e di un fratello che arriva senza averlo cercato.
Per questo annuncio vengono mandati non solo i Dodici, ma i settantadue discepoli, cioè tutti i cristiani! Questo numero ricorda gli aiutanti di Mosè durante la peregrinazione del popolo nel deserto; è il numero che vuol dirci la totalità di coloro che seguono Gesù. Egli vuole farci comprendere che siamo chiamati in causa tutti, o meglio, tutti dobbiamo collaborare, perché il suo desiderio di salvezza per tutti diventa nostro desiderio. Egli “li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. Gesù si fa precedere dai suoi. Essi preparano il terreno. Non sarà sufficiente la loro predicazione: dovrà arrivare lui stesso a dare vita e gioia, amore e pace. Ma egli arriverà là dove i cuori sono preparati. Così aveva fatto già Giovanni Battista, che aveva chiamato il popolo all’attesa, un’attesa operosa, desiderosa di far pulizia, non all’esterno, ma dentro il cuore. Così i discepoli del Signore preparano il suo arrivo annunciando la sua venuta, aiutando i cuori degli uomini ad attenderlo preparandosi pentiti, disposti a seguirne gli insegnamenti, che sono più sapienti delle nostre abitudini e dei nostri ragionamenti.
Perché l’annuncio dei discepoli possa essere accolto come veritiero essi stessi devono presentarsi liberi da tutto, da attaccamenti a cose e desideri. Essi non dovranno cercare nulla per se stessi, né essere preoccupati per la propria vita. Faranno così esperienza della presenza di un Padre amoroso che li assiste. Vivranno con il cuore orientato solo a Gesù, e in tal modo offriranno un annuncio disinteressato, che può venir creduto. Il loro cuore e il loro sguardo saranno rivolti in alto, perché la loro fiducia sarà riposta solo in Dio: dagli uomini infatti non potranno attendersi che tribolazioni. Gesù lo dice con un’immagine esplicita: vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Che cosa potrà capitare ad agnelli che si trovano in mezzo a lupi?
Ne ha fatto esperienza San Paolo: egli sa che i discepoli di Gesù sono come agnelli in mezzo a lupi: di questo non si lamenta, anzi, se ne gloria, si gloria di quanto egli stesso ha dovuto soffrire per il Signore. Le sue sofferenze, occasionate dalla fede in Gesù, sono il suo vanto: esse lo rendono compartecipe della croce gloriosa di Cristo.
I discepoli di Gesù non pretenderanno di essere accolti subito da tutti, non saranno tristi se qualcuno li deriderà o, peggio, li raggirerà. Se non saranno accolti non malediranno chi non li accoglie: daranno loro una parola di avvertimento e li lasceranno con un ultimo annuncio di gioia: “Il regno di Dio è vicino”! Chissà che qualcuno non cambi atteggiamento!
Gesù però, prima di tutto, dà ai discepoli un altro compito fondamentale: essi devono pregare, devono essere coscienti che il frutto della loro fatica e della loro obbedienza è nelle mani di Dio. Essi devono pregare per altri operai nella messe, e non fare affidamento su di sé, sulle proprie belle parole o sulla propria attraente presenza. La preghiera è il loro primo lavoro, la prima collaborazione al regno di Dio! Gli uomini verranno a Gesù per gioire della sua vita e della pace se saranno preparate strade tappezzate di preghiera!
don Vigilio Covi