Seconda domenica di Avvento

È essenziale in questa liturgia di avvento riuscire a cogliere il clima, il tono dei testi. Siamo abituati a tener conto dei testi rispetto al loro contenuto, ma incapaci di accordarci sul tono che invece è quello che permette di coglierne il senso vero. La figura di riferimento è Giovanni Battista che comincia a predicare: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Invito, ripreso dalla colletta: “O Dio grande nell’amore, che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo regno, raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri, spiana le alture della superbia …”.

Sulla scia dell’eco che ancora risuona nel Battista per le parole del profeta Isaia, che le innesta nella decisione di Dio di radunare il suo popolo facendolo tornare dall’esilio: “Consolate, consolate il mio popolo…” (Is 40,1).  Eco, che lambisce anche le parole del profeta Baruch, che si indirizza a Gerusalemme perché ammiri il ritorno dei suoi figli per l’iniziativa di salvezza di Dio, sull’assicurazione: “Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui” (Bar 5,9). Rispetto all’esortazione a preparare la via del Signore, va notato che l’invito del profeta Isaia, ripetuto dal Battista, rivolto a Israele, è in parallelo con la decisione di Dio di preparare la via a Israele riportata dal profeta Baruch: “Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio” (Bar 5,7). La versione del salterio di Bose del salmo 126 (125) lo fa risaltare fin dal primo versetto: “Al ritorno del Signore con Sion che ritornava”.

Così, l’invito del Battista non si riferisce primariamente alla decisione della conversione da parte dell’uomo, ma alla ragione che spinge l’uomo alla conversione: Dio ha deciso nella sua benevolenza di venire, di venire a consolare, di venire a salvare. Non ha richiesto alcuna condizione; lui ha deciso, lui nel suo amore, lui nel suo desiderio. Ed è proprio perché Giovanni Battista fa presagire quel desiderio di Dio nell’imminenza del suo compimento che suscita l’interesse dei fedeli e li muove a conversione. La decisione di Dio risalta nella descrizione della stessa vocazione del Battista: “la parola di Dio venne su Giovanni”, espressione che riprende il testo della LXX della vocazione di Geremia (Ger 1,4: “Mi fu rivolta questa parola del Signore”, espressione che nel greco della LXX suona: ‘la parola di Dio venne (fu) su Geremia’). È Dio che prende l’iniziativa e viene all’uomo. Il Battista predica perché l’uomo colga questo desiderio di Dio, si prepari a fargli posto. Tanto che, come riportavo sopra, nell’invito a preparare le vie del Signore e raddrizzare i suoi sentieri, ancora si può percepire la consolazione di Dio per il suo popolo in quanto è lui che prepara la via nel deserto perché il popolo possa camminare e tornare senza inciampi, festoso, nella gioia.

Ne possiamo comprendere la valenza affettiva ed emotiva se abbiniamo l’invito del Battista all’esortazione di Paolo ai Filippesi. Raddrizzare le vie significa: “che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio…” (Fil 1,9-10). Il testo greco è però emotivamente assai più intenso e si dovrebbe rendere: ‘più e più ancora sovrabbondi il vostro amore in pienezza di esperienza e di sensibilità, per distinguere al meglio ciò che è bene in tutte le cose …’. Corrisponde all’esperienza di quanto riferisce Baruch: “Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui” (Bar 5,9).

Il vangelo di Luca sa collocare l’iniziativa di Dio così dentro la storia da fermentarla tutta, da farne esplodere il senso e il fine ultimo. Il suo testo, in questo inizio del capitolo terzo, si espande in continue e misteriose allusioni. La persona di Gesù è compresa in rapporto a Giovanni Battista e Giovanni Battista è compreso in rapporto al popolo di Israele che attende la manifestazione del proprio Dio secondo la sua promessa. Le coordinate storiche degli avvenimenti, però, poiché di un intervento di Dio nella storia si tratta, sono situate entro la cornice della storia pagana, a indicare la centralità dell’evento per la storia umana. Siamo nell’anno 28/29 d.C. Vengono nominate le autorità che derivano il loro potere dal beneplacito di Roma: anzitutto Tiberio, poi Ponzio Pilato (governatore/prefetto della Giudea tra il 26 e il 36 d.C.), Erode Antipa (che governa tra il 4 a.C. e il 39 d.C.), Filippo (al potere tra il 4 a.C. e il 34 d.C.) e Caifa, sommo sacerdote, che svolge il suo incarico tra il 18 e il 36, dopo che Anna, suo suocero, era stato deposto nell’anno 15.

All’azione di Dio corrisponde l’azione dell’uomo. Al suo desiderio di stare con gli uomini e di renderli partecipi finalmente dell’amore suo con l’invio del Figlio, corrisponde l’azione dell’uomo che consiste proprio nell’aprirgli le porte, nell’accoglierlo, nel cogliere ilsegnoche lui rappresenta. Sarà il Figlio, accolto, ricevuto in casa (pensiamo agli incontri avuti da Gesù con i vari discepoli e personaggi nei vangeli!), che ‘raddrizza i sentieri di Dio in noi’, nel senso che nel Signore Gesù e con il Signore Gesù l’uomo ritrova la sua vocazione divina e la possibilità di compierla in pienezza, per cui torna ad essere capace di compiere i comandamenti, che costituiscono i sentieri di Dio per noi.

E quando il Battista applica all’uomo l’esortazione di raddrizzare i sentieri di Dio non fa che scuoterlo dai suoi miraggi e dalle sue illusioni perché apra il suo cuore a quel Figlio che sta per venire, che è venuto a portare e a far vivere la vita di Dio. E aggiungendo: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”, non fa che sottolineare l’estensione del progetto di Dio per l’umanità. É la via di Dio per l’uomo, che diventa la via dell’uomo per Dio: lasciare libero il sentiero tra uomo e uomo è il segno più inequivocabile della rimozione di ostacoli nel sentiero tra uomo e Dio. Amare il prossimo torna a gloria di Dio perché è segno dell’esperienza dell’incontro con Dio, segno dell’accoglienza gioiosa e solidale con l’umanità di quel Figlio, mandato a riunire i figli di Dio dispersi.

L’invito alla conversione è dunque l’invito avederela venuta di Dio che viene incontro al suo popolo, è l’apertura di cuore a riconoscerlo nella sua offerta di alleanza, nella sua proclamazione di amore. Il Battista chiama la gente alla conversione nel deserto per imparare a percepire la nuova opportunità di salvezza che viene da Dio, mentre Gesù, che di quella salvezza è l’attore e il portatore, andrà lui dalla gente per farla gustare e rinnovare così i cuori tanto che ‘ogni creatura potrà vedere la salvezza’, cioè vedere in Lui quanto è grande l’amore di Dio per gli uomini (= vedere la gloria) e disporre tutti a vivere lo stesso mistero di amore perché Dio sia celebrato ovunque. Sarà uno degli esiti della gioia del Natale.

 

padre Elia Citterio