Un libro a settimana: La pace del cuore di di J.Philippe

2. La nostra difficoltà a credere nella Provvidenza

II primo ostacolo consiste nel fatto che, fino a quando non avremo sperimentato concretamente questa fedeltà di iJio che si prende cura di noi, avremo dei problemi a credere veramente e ad abbandonarci ad essa. Siamo delle teste dure, la parola di Dio non ci basta, vogliamo vedere almeno un po’, prima di credere! Non vediamo la Provvidenza agire intorno a noi in modo chiaro. Come fare per confidarvi?

Dobbiamo capire una cosa. Non si tratta di sperimentare per poi credere; bisogna prima credere, fare atti di fede, e allora si sperimenterà. In altre parole, possiamo verificare questo sostegno di Dio soltanto nella misura in cui gli lasciamo lo spazio necessario in cui potersi manifestare.

Vorrei portare un esempio: fin quando una persona che deve saltare col paracadute non si sarà gettata nel vuoto, non potrà sentire che le corde del paracadute la sostengono. Bisogna prima fare il salto, solo in seguito ci si sentirà portati. Così è anche nella vita spirituale: « Dio dona nella misura che attendiamo da lui », dice san Giovanni della Croce; come pure san Francesco di Sales: « La misura della divina Provvidenza a nostro riguardo è la fiducia che riponiamo in essa ».

Proprio questo è il vero problema. Molti non credono alla Provvidenza perché non ne hanno mai fatto l’esperienza, e non possono farne l’esperienza perché non si decidono a fare il salto nel vuoto, il passo nella fede. Non lasciano mai al Signore la possibilità d’intervenire: calcolano tutto, prevedono tutto, cercano di risolvere ogni cosa, contano esclusivamente su dei mezzi umani. I fondatori di ordini religiosi procedono con audacia in questo spirito di fede, acquistano case senza avere un soldo, accolgono poveri pur non avendo di che nutrirli. E Dio compie miracoli per essi: arrivano degli assegni, si riempiono i granai. Troppo spesso, però, qualche generazione più tardi si perde questa bella audacia: tutto è pianificato, contabilizzato, non si affronta una spesa senza la certezza di poterla sostenere con i mezzi a disposizione. Come potrà allora manifestarsi la Provvidenza? Non c’è spazio per lei!

Quanto diciamo è ugualmente valido sul piano spirituale. Se un sacerdote prepara tutti i sermoni e le conferenze, per essere sicuro di non venire mai preso alla sprovvista davanti al suo auditorio, e non ha mai l’audacia di lanciarsi nella predicazione col sostegno della sola preghiera e della confidenza in Dio, come potrà fare questa esperienza tanto bella dello Spirito santo che parla per mezzo delle sue labbra? Ricordiamoci le parole del Vangelo: « Non preoccupatevi di come o di cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi » (Mt 10,19-20).

Evidentemente non intendiamo dire che non si debba essere prudenti, pianificare bene i propri affari, preparare le proprie omelie. Le nostre capacità naturali sono anch’esse strumenti nelle mani della Provvidenza. Tuttavia esiste una differenza enorme tra colui che, non credendo all’intervento di Dio, programma tutto fin nel minimo dettaglio e non intraprende nulla se non nella misura esatta delle sue possibilità, e colui che fa tutto ciò che deve fare, ma si abbandona con fiducia a Dio che provvederà a quanto gli è richiesto oltre il previsto. E quanto il Signore ci chiede va sempre ben oltre le naturali possibilità e previsioni umane!

 

tratto da “La pace del cuore” di J.Philippe (ed. Dehoniane – Roma)