Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Ho ancora molte cose da farti capire e su questa terra non ne conoscerai se non una piccola parte. Ma per capire tali verità, per quanto limitate, è necessario che tu mi venga maggiormente incontro. Se ti rendessi più accogliente ti parlerei di più. Essere accogliente significa essere anzitutto umile, considerarsi come un ignorante che ha molto da imparare. Significa rendersi disponibile per venire ai piedi del Maestro e soprattutto vicino al suo cuore, dove si capisce tutto senza bisogno di formule. Significa essere attenti ai movimenti della grazia, ai segni dello Spirito Santo, al soffio misterioso del mio pensiero.

Continua a conversare con me anche dopo i nostri incontri in cappella. Pensa che sono presente vicino a te, con te, in te: pur svolgendo le tue mansioni, getta di tanto in tanto uno sguardo carico d’amore verso di me. Non è certo questo, lo sai bene, che disturberà la tua attività e il tuo apostolato. Non è forse nella misura in cui sarò nel tuo spirito che vedrai i tuoi fratelli con i miei occhi e li amerai con il mio cuore?

Che la tua vita sia una conversazione senza interruzioni con me. Oggi si parla molto di dialogo. Perché non dialogare con me? Non sono forse presente dentro di te, vigile ai movimenti del tuo cuore, attento ai tuoi pensieri, interessato ai tuoi desideri? Parlami con molta semplicità, senza badare a costruire le frasi. Io apprezzo molto di più quello che vuoi esprimere che non le parole adoperate per farlo.

Io sono il Verbo. Colui che è, di continuo e nel silenzio, in stato di Parola. Se si sapesse davvero fare attenzione, si riconoscerebbe la mia Voce nelle cose più umili della natura come nelle più grandi, attraverso gli esseri più diversi, attraverso le circostanze più normali. E’ questione di fede, e questa fede me la devi chiedere per tutti gli uomini tuoi fratelli che non ne hanno ricevuto il dono, o che l’hanno perduto. È soprattutto questione di amore. Se viveste maggiormente per me, che non per voi stessi, verreste attratti dal leggero sussurro della mia Voce interiore e l’intimità con me potrebbe stabilirsi più facilmente.

Invocami come la Luce che può illuminare il tuo spirito, come il Fuoco che può infiammare il tuo cuore, come la Forza che può espandere le tue energie. Chiamami soprattutto come l’Amico che desidera condividere con te tutta la tua vita, come il Salvatore che desidera purificare l’anima tua dall’egoismo, come il tuo Dio che aspira ad assumerti in Sé fin da quaggiù, in attesa di accoglierti nella pienezza della luce dell’Eternità.

Chiamami. Amami. Lasciati invadere dalla certezza di essere amato con passione, così come sei, con tutti i tuoi limiti e le tue debolezze, per diventare quale io ti desidero, brace incandescente di carità divina. Allora penserai istintivamente a me e agli altri più che a te, vivrai naturalmente per me e per gli altri prima di vivere per te, nell’ora delle piccole decisioni quotidiane sceglierai per me e per gli altri invece che per te: vivrai in comunione divina con me e in comunione universale con gli altri… identificato con me e al tempo stesso con gli altri. Allora mi consentirai di svolgere in modo migliore il collegamento tra il Padre dei cieli e i fratelli della terra.

Parla a me prima di parlare di me. Parlami con semplicità, con familiarità e con il sorriso sulle labbra: Hilarem datorem diligit Deus. Quelli che parlano di me senza che sia io a parlare in loro, che cosa possono dire di me? Si hanno di me tante idee false, persino tra i cristiani, quanto più tra coloro che dicono di non credere in me.

Non sono un carnefice, né un essere spietato. Ah! se si agisse con me come con una persona viva, intima e amante! Vorrei essere l’amico di tutti, ma quanto pochi sono, coloro che mi trattano da Amico! Mi giudicano e mi condannano senza conoscermi! Sono espulso dai loro orizzonti. Per essi, nella realtà non esisto, eppure sono presente e non tralascio di colmarli di ogni sorta di benefici senza che se lo immaginino. Tutto ciò che essi sono, tutto ciò che essi hanno, tutto ciò che fanno di bene lo devono a me.

Soltanto coloro che hanno fatto il silenzio in se stessi mi ascoltano.

Silenzio dei demoni interiori che si chiamano l’orgoglio, l’istinto di potenza, lo spirito di dominio, lo spirito di aggressività, l’erotismo sotto qualsiasi forma che oscura lo spirito e indurisce il cuore.

Silenzio delle preoccupazioni secondarie, degli affanni indebiti, delle evasioni sterili.

Silenzio delle dispersioni inutili, della ricerca di se stesso, dei giudizi temerari.

Ma questo non basta. Devi anche desiderare che il mio pensiero penetri il tuo spirito e si imponga con soavità alla tua intelligenza.

Soprattutto, né impazienza, né agitazione, ma molta concentrazione e disponibilità, con la piena buona volontà di custodire la mia Parola e di attuarla. Essa è semente di verità, di luce, di felicità. Essa è semente di eternità che trasfigura le cose e i gesti più umili della terra.

Quando è stata assimilata, assaporata, gustata profondamente, non se ne può più dimenticare il valore e il gusto: se ne capisce il prezzo e si è pronti a sacrificarle molte cose che sembravano necessarie.

 

tratto da “Quando il maestro parla al cuore” di Gaston Courtois (edizioni San Paolo )